Perché il Mar Rosso è il punto più vulnerabile per internet?
Sembra esserci il gruppo yemenita dietro al sabotaggio nel Mar Rosso: da qui passa il 17% del traffico di internet mondiale
La Terra è letteralmente avvolta in cavi che hanno il compito di portare internet ovunque: la loro importanza è stata ribadita dall’attacco di cui sono stati accusati gli Houti dello Yemen, capace di interrompere il 25% del traffico internet tra Asia e Europa.
Il numero dei cavi sottomarini che trasportano Internet è in continua evoluzione: il think thank Telegeographya inizio 2024 ne ha mappati 574 attivi in tutto il mondo. Nel report viene subito precisato che il loro numero potrebbe essere già cambiato. In qualche settimana.
Spesso si crede che internet sia nel cloud, quando in realtà internet è nei mari, si muove lì, lì connette persone e nazioni.
Il 90% del traffico internet si muove per mare
Internet si crede etereo e pulito come il mondo digitale ci ha illusi di pensarlo. C’è già stato un incidente molto simile a quello dei giorni scorsi: l’11 febbraio del 2022 un cavo che da Marsiglia collega Internet fino ad Hong Kong è stato tagliato da un’ancora nel Mar Rosso, all’altezza dell’Egitto.
Un incidente che ha tagliato internet in dodici paesi, compresi India e Cina. Il più colpito è stato l’Etiopia, che ha perso il 90% della sua connettività, e la Somalia, che ha perso anche l’85%. Niente Google, niente Amazon, niente social.
Il guasto è durato sei ore, ma l’incidente (attribuito poi al passaggio di una nave), evidenziò la fragilità dei quasi 600 cavi internet sottomarini del mondo.
Ma soprattuto, il ruolo chiave del Mar Ross nell’infrastruttura di Internet. Dove passa la spina dorsale globale della rete. Capace di trasportare dati in tutto il mondo, collegando continente, alimentando reti, connessioni wifi, intranet aziendali.
Si tratta di cavi grandi grandi quanto tubi da giardino e capaci di muovere il 90% del traffico internet: i filamenti trasportano segnali luminosi e sono estremamente sottili – del diametro di un capello umano -, fragili e rivestiti da strati di isolamento e protezione.
Sono spesso minacciati dalle ancore e dalle chiglie delle grandi navi: all’inizio del 2024 si sono calcolati 1,4 milioni di chilometri di cavi sottomarini, alcuni piuttosto corti come il cavo CeltixConnect di 131 chilometri tra Irlanda e Regno Uniti, altri lunghi come il cavo Asia America Gateway, lungo 20.000 km.
Spesso di proprietà di consorzi di operatori delle telecomunicazioni o di grosse aziende tecnologiche come Meta, Google, Microsoft e Amazon, principali investitori in nuovi cavi.
Di questi secondo Telegeography 20 dal Mar Cinese Meridionale passano per l’Oceano Indiano fino a imboccare le 1.500 miglia del Mar Rosso. Salgono sulla sulla terraferma in Egitto e poi raggiungono il Mediterraneo, collegando l’Europa all’Asia.
Negli ultimi due decenni – spiegano gli analisti – questa rotta è diventata uno dei maggiori colli di bottiglia di Internet al mondo. Un punto di passaggio di merci, di scambi globali, oggi minacciato dagli Houti, accusati di aver colpito i cavi sottomarini delle telecomunicazioni interazioni.
Anche se la connettività è stata ripristinata in poche ore, l’interruzione avvenuta pochi giorni fa evidenzia la fragilità degli oltre 550 cavi internet sottomarini del mondo e il ruolo di primo piano ricoperto dall’Egitto e dal mar Rosso nell’infrastruttura di internet.
La rete globale di cavi sottomarini costituisce gran parte della spina dorsale di internet, veicola la maggior parte dei dati in tutto il mondo e si collega alle reti che alimentano le torri cellulari e le connessioni wi-fi. I cavi sottomarini congiungono New York a Londra e l’Australia a Los Angeles.
Sedici di questi cavi sottomarini – che in molti casi non sono più spessi di un tubo e sono suscettibili ai danni causati dalle ancore delle navi e dai terremoti – attraversano per circa 1930 chilometri il mar Rosso prima di approdare sulla terraferma in Egitto e raggiungere il Mediterraneo, collegando l’Europa all’Asia.
Negli ultimi due decenni questa rotta è diventata uno dei maggiori colli di bottiglia globali per internet e presumibilmente rappresenta il luogo più vulnerabile della rete.
“Dove ci sono strozzature, ci sono anche punti di vulnerabilità – spiega Nicole Starosielski, professoressa associata di media, cultura e comunicazione presso la New York University e autrice di testi sui cavi sottomarini – Il fatto che sia anche un luogo con un’alta concentrazione di movimenti globali lo rende più vulnerabile di molte altre zone del mondo”.
L’area è stata recentemente oggetto di attenzione anche da parte del Parlamento europeo, che in un rapporto di giugno ha evidenziato il rischio di un’interruzione di internet su ampia scala: “Il collo di bottiglia più importante per l’Ue riguarda il passaggio tra l’Oceano Indiano e il Mediterraneo attraverso il mar Rosso, perché la fonte principale di connettività verso l’Asia passa attraverso questa rotta”, si legge nel rapporto, che sottolinea i rischi nell’area legati all’estremismo e il terrorismo marittimo.
Ogni anno si verificano più di100 incidenti in cui i cavi vengono tagliati o danneggiati e la maggior parte di questi episodi sono causati, come detto precedentemente – dalla navigazione o da fattori ambientali. Tuttavia, negli ultimi mesi (se non giorni) sono aumentati i timori legati ai sabotaggi.
Nonostante i pericoli l’internet globale si fonda sulla resilienza e distruggere ampie parti della sua infrastruttura non è facile. Le aziende che inviano dati attraverso i cavi sottomarini non usano un solo cavo e quando uno di questi si guasta, il traffico viene dirottato su altri (In alcune aree, come Tonga, dove c’è un solo cavo, le interruzioni possono avere un impatto devastante). La necessità di abbondanza è il motivo per cui Google, Facebook e Microsoft hanno speso centinaia di milioni per i propri cavi internet sottomarini negli ultimi anni.
Le possibili alternative
Quando si tratta dell’Egitto e del mar Rosso, le opzioni sono limitate e spesso la soluzione è un maggior numero di cavi. Sebbene Starlink di Elon Musk abbia reso popolare l’internet satellitare, questo tipo di sistema non può sostituire i cavi sottomarini. I satelliti sono utilizzati per fornire connettività nelle zone rurali o come soluzioni di emergenza, ma non possono sostituire completamente le infrastrutture fisiche: “Non sono in grado di trasportare centinaia di terabit tra i continenti”, puntualizza Mauldin.
Mauldin riporta che attualmente sono in costruzione altri punti di approdo lungo la costa egiziana, per esempio a Ras Ghareb, per consentire ai cavi di attraccare in luoghi diversi.
Le autorità egiziane per le telecomunicazioni stanno anche costruendo un nuovo percorso terrestre lungo il canale di Suez per i cavi, che dovrebbero essere alloggiati in condotti di cemento per proteggerli.
Tuttavia, il più grande sforzo per aggirare l’Egitto viene da Google. Nel luglio 2021 l’azienda ha annunciato la creazione del cavo sottomarino Blue-Raman, che collegherà l’India alla Francia.
Il cavo viaggia attraverso il mar Rosso, ma invece di attraversare la terraferma in Egitto, raggiunge ilMediterraneo attraverso Israele.
È probabile però che il cavo di Google comporti delle sfide dal punto di vista geopolitico. La società, che non ha risposto a una richiesta di intervista di Wired UK, ha diviso il cavo in due progetti separati: Blue attraversa Israele e arriva in Europa, mentre Raman si collega all’Arabia Saudita prima di passare all’India.
Mauldin spiega che il nuovo percorso, che dovrebbe essere pronto nel 2024, probabilmente creerà un precedente, e altri cavi attraverseranno Israele in futuro. T
homas riporta invece che la proposta di cavo SaEx prevede di aggirare l’Europa e di collegare l’Africa alle Americhe e a Singapore. “È improbabile che il nostro cavo e Blue Ramen prendano il posto dell’Egitto, forniamo solo alternative”.
In definitiva, l’Egitto è destinato a rimanere al centro delle connessioni internet di Europa e Asia. La geografia, d’altronde, non può essere cambiata.